ROMA

I MAESTRI DEL LAVORO DELL'EMILIA ROMAGNA IN UDIENZA DAL PAPA

Accogliendo l’invito della Federazione Regionale dei Maestri del Lavoro dell’Emilia - Romagna, rivolto ai Consolati Provinciali, ad andare il 29 e 30 Ottobre scorso a Roma, all’udienza generale con il successore di Pietro, Papa Francesco, il nostro Consolato ha risposto all’appello con entusiasmo. Ben oltre cento adesioni, due pullman, sono partiti all’alba del 29 alla volta della Città Eterna. (complessivamente quattrocentocinquanta partecipanti) Viaggiatori, non turisti per caso, con una meta ben precisa che rendesse il viaggio una comune esperienza di Fede e Cultura. Giunti a Roma nel primo pomeriggio, abbiamo dedicato alcune ore ad una visita guidata che ci ha portato a percorrere alcune vie della antica città imperiale. Passando da Via delle Quattro Fontane, abbiamo raggiunta Piazza di Pietra dove si trova il tempio di Adriano, a molti di noi vestigia sconosciute, trovandosi queste, al di fuori dai classici percorsi culturali. Dopo di che abbiamo visitato il Pantheon. Tempio, questi, edificato fra il 118 e 129 dell’era cristiana, e dedicato a “tutti” gli dei e successivamente diventato Chiesa cristiana. Continuando il nostro cammino, siamo passati accanto ai palazzi del potere (Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama ecc.). Dopo la Roma Imperiale, abbiamo incontrato la Roma Barocca con la stupenda Fontana di Trevi e la splendida Piazza Navona. Lungo il percorso non abbiamo fatto a meno di ammirare stupendi palazzi sia di epoca Rinascimentale che del 900. 

Calate le ombre della sera ci siamo portatati all’Hotel del Divino Amore, posto in una vera e lussureggiante oasi di pace e di preghiera, meta privilegiata di tutti i Romani devoti alla Santa Vergine Maria, dove abbiamo pernottato. Il giorno successivo, sveglia all’alba e via veloci all’incontro tanto atteso, con Papa Francesco. Durante il trasferimento al fine di entrare nello spirito della udienza e in sintonia con il Santo Padre, abbiamo letto alcune spigolature, curiosità, racconti e riflessioni tratte dal Libro – intervista, scritto una decina di anni fa, dai giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, conversando con l’allora Vescovo Jorge Mario Bergoglio. Una personalissima testimonianza sugli avvenimenti che hanno segnato la vita di Papa Francesco, dalla partenza dei nonni dall’Italia per l’Argentina nel gennaio del 1929, fino al 2002. Una intervista dove emerge la personalità più profonda ed autentica del nuovo Papa – Sincero – Umile – Mite – ma anche senza paura a confrontarsi con le Istituzioni. Di questo suo raccontare riportiamo in questo reportage solamente una piccola parte, quella che ci coinvolge più da vicino. Ascoltiamo Papa Francesco: “Avevo tredici anni e terminato le scuole medie, quando mio padre mi disse – Ora che stai per iniziare la prima superiore sarà meglio che cominci a lavorare, ti troverò qualcosa da fare durante le vacanze”. Jorge lo guardò un po’ sconcertato. In casa con lo stipendio di papà che era contabile non se la passava tanto male. “Nulla di superfluo, non avevamo l’automobile e neppure andavamo in vacanza d’estate, però, non ci mancava nulla”. In ogni caso Jorge accettò ubbidiente. In breve si trovò a lavorare in una fabbrica di calze. Addetto alla pulizia per due anni, il terzo ebbe un incarico amministrativo, al quarto anno dato che frequentava un Istituto specializzato in chimica della alimentazione, riuscì ad entrare in un laboratorio nel quale lavorava dalle sette alle tredici.Un ora per mangiare e poi a scuola fino alle venti. Mezzo secolo dopo considera quella esperienza lavorativa, che proseguì anche dopo aver terminato gli studi, molto preziosa per la Sua formazione.“Sono molto grato a mio padre per avermi mandato a lavorare. Quel lavoro fu una delle cose che mi hanno dato di più nella vita e in particolare in quel laboratorio capii il bello e il brutto di qualunque attività umana” e ancora “Quel che da dignità a una persona è proprio il lavoro, non la da né il lignaggio, né l’origina famigliare, né l’educazione. La dignità in quanto tale viene soltanto dal lavoro”. Queste affermazioni del Santo Padre sono a noi Maestri del Lavoro tanto care, vista l’attività che da  anni si sta portando avanti nel mondo della scuola, al fine di trasmettere ai giovani, principi e valori legati alla famiglia, all’importanza delle proprie radici, al lavoro, al sacrificio, all’onestà, allo studio, al dare insomma un positivo senso esistenziale alla propria vita.Queste riflessioni ci aiutano a comprendere il perché Papa Francesco sappia suscitare tante emozioni, segni d’affetto e speranza per il futuro, in tanta umanità che ha perduto guide autorevoli e sicuri punti di riferimento. La sua semplicità e spontaneità di linguaggio sa stupire ed entusiasmare, sa accendere speranze nel cuore dei fedeli e porre interrogativi ai non credenti. 

Arrivati ad uno degli accessi di Piazza San Pietro, già  migliaia di persone si trovavano assiepate e strette l’una alle altre come sardine. L’attesa a che venisse acconsentito l’ingresso per fortuna non  è stata troppo lunga, dopo di che abbiamo presa posizione nella zona assegnata, dove ci si è potuto sedere in attesa dell’inizio dell’udienza. Il Santo Padre alle nove e quarantacinque è comparso in piedi sulla bianca jeep accolto da una ovazione da stadio, dando inizio al consueto bagno di folla. Frenetico ed instancabile il suo girarsi salutando e benedicendo a destra e a sinistra, desideroso che tutti potessero incontrare il suo sguardo, accogliere il suo sorriso e saluto. Commovente, il suo cercare di non lasciare indietro nessuno. Mamme e papà con bambini anche di pochi mesi per ore e ore in fila fin dall’alba con in cuore la speranza che Papa Francesco li potesse tenere fra le sue braccia e donare loro un bacio crediamo non siano state deluse, perché Egli dedica la quasi totalità del tempo dedicato all’udienza, per passare come Gesù tra la folla, e quando vede un bambino chiede al corpo di vigilanza di porgerglielo. Folla, tanta folla che grida, applaude, canta, piange e ride, desiderosa di toccare anche solamente con il pensiero il suo abito bianco e di potere incontrare il suo sguardo.

Al termine del suo passare tra la folla è iniziata la catechesi che è stata dedicata alla comunione dei  Santi essendo imminente la festività del primo Novembre. Catechesi iniziata così : “Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi vorrei parlare di una realtà molto bella della nostra fede, cioè della comunione dei Santi. Una verità tra le più consolanti, perché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. La nostra fede ha bisogno del sostegno dei fratelli, specialmente nei momenti difficili. Se noi siamo uniti la nostra fede diventa forte. Con l’aiuto dei fratelli e le sorelle su questa terra e dei fratelli e delle sorelle in cielo che pregano Gesù per noi, possiamo camminare con fiducia e gioia sulla strada che porta a Lui. Chi di noi non ha sperimentato insicurezza, smarrimento e perfino dubbio nel cammino della fede? Tutti lo abbiamo sperimentato, anch’io. Fa parte del cammino della fede, fa parte della nostra vita. In questi momenti è necessario confidare nell’aiuto di Dio e al tempo stesso trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri, per chiedere aiuto, per chiedere di darci una mano”. Il Papa con semplicità si è raccontato uomo e cristiano come gli altri, come noi. Un modo schietto, diretto, semplice, così come si parla a tavola, la sera in famiglia. Una gran forza la sua, una fede che non teme di mostrarsi nella sua verità, nemmeno nei momenti di dubbio e di fatica. Perché il cristiano non è un supereroe, anzi è pauroso, fragile, debole, ma nel contempo fiducioso nell’aiuto e nella misericordia di Dio. Al termine il Papa ha impartita la benedizione a tutti i presenti ed estesa alle persone care che portiamo nel cuore. E infine un saluto particolare alle associazioni e come sottolineato dal quotidiano Avvenire, specialmente ai Maestri del lavoro.                                                                                                     

Terminata l’udienza siamo andati a pranzo al ristorante del Gianicolo, a due passi da piazza San Pietro per poi proseguire nel primo pomeriggio, come da programma, alla visita dell’interno della Basilica, purtroppo un equivoco con la guida, ce l’ha impedita. Abbiamo quindi deciso di chiudere la due giorni, andando a vedere il vicino Castel Sant’Angelo, antica residenza dei Papi, per poi fare ritorno alla nostra cara Piacenza, con nel cuore Papa Francesco e il ricordo di un incontro indimenticabile.


M.d.L. Alfredo Ferranti